Donne che han camminato tanto,
che si riposano, stanche, su una veranda.
A scrutare oltre il cielo un nuovo confine,
a dialogare con una sedia vuota accanto,
a tormentarsi le mani, e il loro passato.
Donne che hanno amato incapaci di odiare.
Inadeguate ad ogni tempo.
Che le voleva ingenue bambine, vergini procaci,
dee, miti, puttane, mai streghe da bruciare.
Donne madri, comunque dai figli giudicate.
Spose ripudiate o lapidate.
Civilmente, tradite e calpestate.
Donne impotenti a volersi bene,
perché ad amare senza pretese,
sono state educate.
Pudiche, nei secoli scorsi favorite.
Oggi, chiamate inibite.
Donne troppo deboli o troppo dure,
da sempre tacciate di eccesso o in difetto.
Donne mai abbastanza pure o impure,
a giudizio perpetuo nel letto di un uomo.
Donne femmine e istintive, coricate;
o a far bambini.
Emotive se difendono se stesse,
i figli, un amore.
Donne fragili da proteggere sino alla noia.
Virili, che fan paura sino alla paranoia.
Donne amiche su cui versare miele
finché dura una storia.
Eterne nemiche su cui versare a vita
ogni rancore.
Donna poeta, amata per i suoi versi,
le sue emozioni.
Per un uomo non basta: abbonda
o scarseggia in ormoni.