Opere selezionate

Opere selezionate

Roxan@ - Poesie in volo, raccolta dal 1995 al 2000

Utopia - Racconti e parole in libertà, antologia dal 1995 al 2000

Testi teatrali e fiabe: Prendete i bambini - L'Altro mondo possibile – Gli occhi di Frugolina

Anno 1993 - Lettura interpretativa tratta dal testo teatrale “Il Gioco” in occasione del concorso “Donne sull'orlo” a cura della Scuola Regionale di Teatro del Veneto.
Anno 1994 - Rappresentazione a Padova del testo “Prendete i bambini” nell'ambito della rassegna teatrale “Donne sull'orlo”.
Anno 1996 - Menzione speciale per la fiaba “Gli occhi di Frugolina” Concorso Europeo Omero al Salone del Libro di Torino.



venerdì 1 novembre 2013

Ufficio oggetti smarriti



Quante donne aveva avuto. 
Trapezista su reti sfondate in città diverse.
E quante parole aveva scritto. 
Le dimenticava persino sul tovagliolo del bar.
E quanti chilometri aveva percorso. 
I sedili dei treni sapevano del suo dopobarba.
E quanti nomi aveva scordato. 
A volte li cercava all'ufficio Oggetti Smarriti.
Un giorno uguale agli altri, in cui aveva perduto donna, appunti, orario ferroviario e carta d'identità, si recò come d'abitudine all'ufficio Oggetti Smarriti.
Si stupì di non ritrovare l'anziana impiegata di sempre, figura ormai parentale. 
Come un'antica zia premurosa, lei lo accompagnava al deposito della memoria e, chiacchierando allegramente, lo aiutava a recuperare tutti i suoi ricordi.
Si rivolse alla giovane donna allo sportello:
“Scusi signorina, io dovrei rintracciare varie cose che come al solito, sbadato che sono, ho smarrito”.
Ma la nuova impiegata restava muta, imperturbabile.
“Scusi, dico a lei, mi sente? Avrei urgenza di riavere tutti i miei valori.”
La ragazza sempre zitta e immobile.
“Ma insomma, mi vuole dare ascolto?! Mi aiuta o no a ritrovare la mia roba?!”
La giovane donna gli mostrò un cartello: “Sono sordomuta”.
“Cavolo! Ma proprio a me doveva capitare una così?! E adesso che faccio? Ah sì ecco, e mo’ glielo scrivo!”
Si frugò nelle tasche per cercare una penna, ma ovviamente ritrovò solo l'accendino dato per disperso un mese prima. Purtroppo le penne erano le prime ad andarsene. Che tristezza. Allora gli venne in mente di far finta di scrivere, anche se l'esibizione in estemporanea lo faceva sentire un po’ cretino.
Ma la ragazza rimaneva imperterrita.
A questo punto, preso dal panico, mandò al diavolo tutte le sue inibizioni e si produsse in uno spettacolo di mimo. Patetico.
Coi gesti cominciò a imitare la sua donna, il libro che stava scrivendo, il treno che aveva perso, il momento fatale in cui allacciandosi le scarpe gli era caduto il portafoglio. 
Accaldato, rivoli di sudore nelle rughe, cravatta di traverso, terminò lo show con un sorriso che stampò dritto in faccia alla ragazza.
Lei non mosse un muscolo del viso.
Lui scoppiò a piangere.
Non gli venne porto nemmeno un modulo di reclamo per asciugarsi le lacrime.
Rassegnato e sconfitto dalla burocrazia, voltò per sempre le spalle all'ufficio Oggetti Smarriti.
E da quel giorno si dotò di un promemoria.