Opere selezionate

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Roxan@ - Poesie in volo, raccolta dal 1995 al 2000

Utopia - Racconti e parole in libertà, antologia dal 1995 al 2000

Testi teatrali e fiabe: Prendete i bambini - L'Altro mondo possibile – Gli occhi di Frugolina

Anno 1993 - Lettura interpretativa tratta dal testo teatrale “Il Gioco” in occasione del concorso “Donne sull'orlo” a cura della Scuola Regionale di Teatro del Veneto.
Anno 1994 - Rappresentazione a Padova del testo “Prendete i bambini” nell'ambito della rassegna teatrale “Donne sull'orlo”.
Anno 1996 - Menzione speciale per la fiaba “Gli occhi di Frugolina” Concorso Europeo Omero al Salone del Libro di Torino.



venerdì 1 febbraio 2013

Prendete i bambini


Testo teatrale, lettura interpretativa a più voci.

(Interno sera)
(Scena)
Al centro, la carcassa di un televisore con sopra un mozzicone di candela. In un angolo, il rottame di una carrozzina per bambini. Sul pavimento, di fronte al televisore, un materasso consunto, su cui giace una vecchia e sudicia bambola senza vestiti e priva di un braccio.
Una donna, avvolta in un logoro scialle nero, entra. Con un fiammifero accende la candela, si china a raccogliere la bambola. La stringe al petto, la bacia, si siede sul materasso e se la appoggia in grembo.
(da fuori campo: si ode la sigla del nuovo inno nazionale)
(voce fuori campo: uomo, speaker del telegiornale - tono professionale)
- Buonasera. Apriamo il giornale con una notizia d'agenzia appena pervenutaci. Una banda di uomini armati ha fatto irruzione in un nostro supermercato... -
(voce dello speaker in dissolvenza)
La donna raccoglie la bambola, si alza e inizia a cullarla.
(Voce della donna - Narrazione)
Era una giornata come tante al villaggio globale. Dove lavoravo, lasciavo mia figlia, facevo la spesa... Perché lì c'era proprio tutto, uffici e servizi compresi.
Avevo da poco terminato il lavoro.
Passai dal baby center per vedere se Anges fosse già sveglia. Siccome dormiva ancora, decisi di entrare al market shop.
Stavo per varcare la soglia, quando irruppero nel centro una ventina di uomini armati.
(Voce fuori campo - Uomo che grida)
- Faccia a terra! -
(Voce della donna - Narrazione)
Mi ci volle qualche istante per rendermi conto di quanto stava accadendo. D'improvviso, mi sentii afferrare un braccio e trascinare a terra. Con un impercettibile movimento del capo riuscii a dirigere lo sguardo verso la forza che mi teneva premuta la faccia sul pavimento. Vedevo un uomo sulla trentina che mi fissava minaccioso. Sentivo la sua stretta intorno al mio polso.
(Voce fuori campo - Uomo, con tono basso ma deciso)
- Non ti muovere e non fiatare! -
(Voce della donna - Narrazione)
Dall'accento si capiva che era uno straniero, appartenente all'etnia dei cosmopoliti, le popolazioni non riconosciute dal libero stato. Contratta nell'innaturale staticità del mio corpo, la mia mente rincorreva freneticamente domande, risposte, spezzoni di avvenimenti...
E mi interrogavo.
(con tono concitato)
Ma cosa vogliono? Chi sono? Perché?
(pausa - riprende con tono cantilenante)
Poi... Sentii uno di loro gridare...
(Voce fuori campo - Uomo, con tono imperioso)
- Prendete i bambini! -
(Voce della donna - Narrazione)
E tutto mi fu chiaro.
La guerra.
La guerra che massacrava uomini, donne, bambini...
In quella parte di territorio terra di nessuno, dove il quotidiano era giungere alla fine della giornata...
(pausa)
Ancora vivi.
(tono concitato, frenetico, allucinato)
E davanti agli occhi mi si proiettarono scene d'orrore: gente urlante che cadeva per le strade... un piccolo dalla gamba amputata sostenuto alla stampella...
(pausa - tono sottomesso, quasi sacrale)
L'immagine di un corpicino decapitato tra le braccia di un padre il cui grido disperato pareva echeggiasse da distanze infinite...
(pausa - tono dolente)
E le parole colte. Resoconti di massacri. Gli agghiaccianti racconti delle donne e bambine stuprate, torture, sevizie, esseri umani gettati nel crogiuolo dei maiali...
(tono in crescendo, farneticante)
E quell'uomo che mi fissava. Leggevo odio nel suo sguardo. Rabbia, rancore...
Pareva chiedermi:
(Uomo e donna a due voci)
- E tu dov'eri? Cos'hai fatto per fermare la barbarie?
Tu che continuavi a ridere, a mangiare, a vivere. Tu che condannavi questa sporca guerra, dal tuo nido protetto di pace. Tu così civile, così umana, così serena... -
(Voce fuori campo - Uomo, con rabbia)
E a me hanno bruciato la casa, hanno ammazzato i fratelli. Anch'io vivevo un tempo in una moderna città. Dove la gente lavorava, faceva l'amore, cresceva i figli... Ora, tutto è coperto di sangue. Il sangue dei miei genitori, dei miei bambini, della mia donna...
(pausa - riprende con tono più calmo)
L'ho vista, sai, la mia donna. Dopo.
(tono in crescendo - quasi urlato)
Coperta di fango, di sperma, di merda... Le gambe aperte. Un buco nero riempito di sangue. Sventrata. Ha visto i suoi figli morire. La mia bambina ha sentito implorare. Gridare.
(tono cantilenante)
E gridava, gridava, chiamava la mamma...
(lunga pausa)
Poi, più nulla. Soltanto il terrore negli occhi di morta. E il mio ragazzo, così l'ho trovato. Buttato addosso a quel corpicino... Così l'ho trovato.
(gridando)
Col collo spezzato!
(pausa - con tono implorante)
E tu, dov'eri?
(Voce fuori campo: Uomo, con tono imperioso)
- Prendete i bambini! -
(Voce della donna - con tono dolente)
Comincio a piangere, poi a singhiozzare. No! I bambini no! Non potete fare questo! Mi muovo di scatto. L'uomo mi serra il polso in una morsa d'acciaio. E mi fissa. Lo guardo, l'imploro con gli occhi, son mute parole le lacrime.
(con tono implorante)
Non prendete i bambini. Non potete fare quello che hanno fatto a voi... Mio Dio! Ma dov'è Dio? Perché proprio i bambini? Loro non hanno colpa...
(La donna stringe convulsamente la bambola a sé - con urlo straziante)
- Nooo... La mia bambina nooo... -
(Riprende a cullarla - con tono cantilenante)
E lui, mi risponde con gli occhi. E ascolto il dolore. Lo stesso vibrante che è in me. Infiniti perché, cercando una ragione alla follia, quando ragione alla follia non c'è.
(pausa)
E lui mi racconta, tacendo, di sé. E' come incontrarsi al caffè. E se non fosse per questa guerra assurda, forse, ci saremmo potuti incontrare davvero a bere un caffè. A parlare del tempo, del governo, di vita e speranza...
(pausa)
Ma qui, adesso, Dio è morto. Ogni speranza dispersa, la vita stessa, finita.
(La donna stringe forte al petto la bambola - con tono allucinato)
Vedo passare un uomo che tiene in braccio la mia bambina. Vorrei chiamarla. Mi esce solo pianto. Penso che non le hanno messo neppure la vestina. E' appena guarita dall'influenza... Come faranno a curarla, a cullarla?
(pausa)
Oramai singhiozzo solamente. E l'uomo mi stringe più forte la mano.
(con tono trasognato)
Sì... Adesso la mano! E nei suoi occhi non leggo più odio, rabbia, rancore. Mi stringe la mano per farmi coraggio. Mi stringe la mano come fosse il mio uomo, il padre dei miei figli... E mi sta tenendo forte la mano, come alla donna che ha partorito i figli suoi.
(pausa - carica drammatica)
E io mi ci aggrappo, a questa sua mano. Come un'ultima speranza di vita. D'umanità.
La donna scruta lontano. Tiene la bambola appiccicata al seno quasi a soffocarla. Con voce cantilenante, pare che sussurri una ninna nanna:
- E seguo con lo sguardo i camion che portano via i bambini. La mia bambina... L'Uomo. -
(Voce fuori campo: uomo, lo speaker del telegiornale - tono enfatico)
- Per questa sera è tutto. Vi auguriamo la buonanotte e arrivederci a domani. -
(da fuori campo: in sottofondo, risuona l'inno nazionale)
La donna si volta lentamente. Teneramente adagia la bambola sul materasso. La copre con lo scialle. Con un soffio, spegne la candela.

Sipario