Opere selezionate

Opere selezionate

Roxan@ - Poesie in volo, raccolta dal 1995 al 2000

Utopia - Racconti e parole in libertà, antologia dal 1995 al 2000

Testi teatrali e fiabe: Prendete i bambini - L'Altro mondo possibile – Gli occhi di Frugolina

Anno 1993 - Lettura interpretativa tratta dal testo teatrale “Il Gioco” in occasione del concorso “Donne sull'orlo” a cura della Scuola Regionale di Teatro del Veneto.
Anno 1994 - Rappresentazione a Padova del testo “Prendete i bambini” nell'ambito della rassegna teatrale “Donne sull'orlo”.
Anno 1996 - Menzione speciale per la fiaba “Gli occhi di Frugolina” Concorso Europeo Omero al Salone del Libro di Torino.



sabato 1 giugno 2013

Una città per cantare



Perché stasera siamo qui, al freddo, un gelo ormai invernale, ma perché stiamo qui?
Stretti, tanti, nuvole allo stato solido, sotto un cielo nero, in un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini, dove ci si prostituisce, si spaccia, a volte si muore sotto una gradinata di stadio...
Eppure siamo ancora qui, con i nostri musi lividi, riflettori di fortuna, un palco clandestino, noi, la musica, questi ragazzi della Napolì, insieme.
A battere i denti, a stringerli, a resistere, incazzati, neri, extracomunitari della burocrazia, del sistema, di un'amministrazione “progressista” retta a maggioranza da un partito che, centrosinistra nazionale, non ha pudore nell'allearsi a proposte di legge discriminatorie nei confronti degli immigrati.
Così come, localmente, non offre spazio ai giovani, se non omologati, niente cucce per i cani sciolti. 
I rifugi costano cari alla spesa pubblica. E poi è d'obbligo il tatuaggio.
Ma verrà mai quel giorno che la Signora Città si chiederà perché noi stiamo qui e qui resistiamo? 
Credo di no. Noi non abbiamo denaro, potere, voti, solo musica. Dentro. La voglia di lottare.
C'era anche Galeo in quella sera dell'autunno scorso.
Galeo, tossicodipendente, che ti abbracciava, ti baciava sulle guance, sempre sorridente e allegro.
E poi di colpo sentiva il gelo addosso e doveva correre a farsi il buco.
Ma alla fine del suo viaggio tornava comunque in mezzo a noi, a tentare di sopravvivere. 
Suonavano i 99 Posse, fuori, al freddo, perché il Comune aveva negato il Palasport ai ragazzi del Centro Sociale.
Erano i tempi in cui la sinistra istituzionale era concubina del centro cattolico in nome di alleanze politiche, sulla pelle degli immigrati.
Galeo è morto per un'overdose d'eroina mista a veleno per topi.
“Questo non e' l'unico mondo possibile” cantavano quella gelida sera i 99 Posse.
Me lo sono domandata tante volte: perché ci si droga?
Perché da bambino ti raccontano storie sempre a lieto fine, poi la notte di Natale ti svegli e scopri che Babbo Natale non è mai esistito. 
E allora Gesù Bambino piange orfano nella stalla.
Perché da ragazzo ti fanno urlare nelle piazze per la libertà, poi ti accorgi che quel neonato che russa sulla maglietta è il Che bambino. Seppellito in una fossa comune.
Perché da uomo ti fan marciare in coro per la società, poi gobbo e incanutito il bilancio del tempo ti presenta il conto. Hai consumato un solo coperto.
Perché da innamorato ti vendono parole e immagini, sesso virtuale, e poi ti violentano il cuore. Ma la legge è uguale per tutti: non c'è reato, nessun colpevole, tutti innocenti.
Perché la famiglia é quella felice del Mulino Bianco. Non importa se il torrente é radioattivo, se il ponte é crollato sotto le macerie, se la ruota stritola membra e pesci. Il Mulino è sempre più bianco. 
Perché l'infanzia, la vecchiaia, l'emarginazione, la povertà, la malattia, la solitudine sono spot di pubblicità progresso. Consigli per gli acquisti di coscienze riciclate.
Perché il fumo della sigaretta regala anelli di vita aspirate.
Perché il bicchiere di cognac annega frammenti di vetro che raschiano la gola.
Perché lo spinello in compagnia é la vera rivoluzione della nostra generazione.
Perché l'ago che ti entra in vena ti dà l'illusione di scagliare sassi sull'autostrada della tua vita. 
Perché correre impasticcati nella notte è sfidare la velocità del buio che ti acceca dalla paura.
Perché gridare in uno stadio é lo stupro collettivo di una nazione.
Perché la televisione trasmette film. 
I telegiornali, le tribune politiche, i talk show sono i film del tempo reale. 
Perché computer, videogames, Internet la rete delle reti, sono il futuro della comunicazione. 
Le droghe del duemila. Più la gente è sola e più si droga. Il business del nuovo millennio.
E quando un giorno leggeremo sulle pagine di un giornale uno strano annuncio: “A.A.A. Cercasi amore disperatamente”, avremo finalmente scoperto come si uccide un'utopia.
Galeo mi diceva:
“Vedi, il problema più grosso non è disintossicarsi, perché quando sei a quel punto, tutti ti curano, ti aiutano, ti stanno vicini… Ma una volta finita la disintossicazione, è lì che resti solo, e allora ci ricaschi”.
Ancora oggi mi chiedo: di cosa è morto Galeo?
Droga o solitudine?