seduta davanti al mare
stava.
E lui, cappello dannunziano,
con passo lieve alle spalle
giunse.
Senza voltarsi lei gli parlò,
di attese prive di scampo,
di certezze rubate al tempo.
Insieme gustarono infusi
dagli antichi sapori,
polveri aromatizzate al karkadè.
I sorsi della vita
versati l’un nell’altro,
s’accompagnavano a ritmici silenzi.
Un treno mai partito,
una stazione occultata nelle nebbie,
bambini su rughe profonde.
E lei narrò di quando,
attraversando le onde,
con gli occhi più asciutti del mare.
E lui ricordò di corpi,
padri e figli orfani di un perché,
era l’anno internazionale del nonno.
All’orizzonte videro arrivare,
gocce in un lago salato,
tutti gli amici del sogno che fu.
E loro due sorseggiavano il the,
bollito con l’acqua di mare,
da una cuccuma stracolma d’amore.
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